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CHIOStro |
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Caratteristiche abitazioni in un
borgo medievale, restaurate rispettando le caratteristiche dell'epoca mantenendo
le strutture originali dotandole di tutti i confort del moderno abitare. Il
"Chiostro di Cortona" con la chiesa Sant' Angelo
preromanica-bizantina sec. VII-XI Esistono al mondo posti unici
ed esclusivi dove la natura avvolge e conserva il tutto in una
atmosfera: il "Chiostro di Cortona" è uno di questi. Rannicchiato al centro
di una piccola valletta, "La conca d' oro", che con le sue
colline la protegge dai venti freddi del nord, sempre aperto al sole, è
immersa nella verde "Valle d' Esse" ricca di vigneti ed
uliveti, alberi secolari e tanti cipressi che conferiscono al paesaggio una
grande serenità e misticismo.
È il mondo medievale che
si è conservato come se il tempo si fosse fermato, luogo irreale per una
riposante vacanza in Toscana. Incastonata nel chiostro, come
un raro brillante di eccelso taglio e luce, sorge una delle più belle e antiche
chiese della vallata aretina dedicata a San Michele Arcangelo
oggi chiamata semplicemente Sant' Angelo di Cortona. Le
origini di questa chiesa sono antichissime e già nel secolo IV-V al suo lato
passava una via romana che anche oggi fiancheggia il "Chiostro di
Cortona".
Nei primi secoli dell' Impero Romano, Sant' Angelo era
un tempio pagano che fu trasformato in una chiesetta "Paleocristiana" sotto l'
Imperatore Costantino fino a quando, con l' occupazione dei Longobardi, intorno
al 599, fu demolita e ricostruita molto più grande ornandola di un campanile e
di due bellissime absidi laterali rimaste intatte anche oggi attraverso i secoli
quali veri gioielli per la loro antichità (sec. VII) semplicità e bellezza.
La chiesa di Sant' Angelo fu dichiarata monumento nazionale nel 1907. |
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Santuario di S. Michele Arcangelo
Premessa
Nello scrivere la storia di questa chiesa, essendo per sua natura solo un
piccolo libretto di divulgazione popolare, ho evitato di proposito discussioni e
polemiche, e ho riportato solo le conclusioni che ho ritenuto più attendibili in
mancanza di documenti certi e che fossero in sintonia con la bellezza e lo
splendore di questo antichissimo monumento, conclusioni tratte da studi fatti
con serietà ed amore da eminenti cultori d’arte.
Le sue origini
Posizione della chiesa Ai piedi del bellissimo colle che inizia a degradare
dolcemente dalle mura di cortona verso la verde Val D’Esse,
ricoperto da vigneti e uliveti, alberi secolari, splendide ville, e tanti
cipressi, che conferiscono al paesaggio un’atmosfera di grande serenità e
misticismo, sorge una delle più belle e antiche chiese delle vallate aretine,
dedicata a S. Michele Arcangelo.
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Abside di San Michele Arcangelo |
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Il
tempio pagano Le origini di questa chiesa sono antichissime. Nei
primi secoli dell’impero Romano, Cortona era una città fiorente e ricca, e come
ci ricorda lo scrittore romano Plinio il vecchio, era uno dei 38 municipi in cui
era divisa l’Etruria. La sua campagna era coltivata e curata con amore e
passione, e solcata da splendide vie. La zona della Val D’Esse, dove sorge la
Chiesa, apparteneva ad una mobilissima famiglia romana, la Gens Metellia, che ha
lasciato il suo nome a questo luogo: Metelliano. Nei documenti
ed anche al presente, questa chiesa è chiamata così: Chiesa di S. Michele
Arcangelo in Villa di Metelliano, o più brevemente S. Angelo in Villa di
Metelliano.
Al lato della chiesa vi passava una via romana, che
come vedremo in seguito, diverrà la via più importante di tutta la zona. Gli
agricoltori, dove ora sorge la chiesa, vi avevano eretto un tempio dedicato al
Dio Bacco, Dio del vino, della gioia, delle feste popolari, le più importanti
delle quali venivano chiamate “Baccanali”. Il tempio era
situato più o meno al centro della chiesa. |
Facciata di San Michele Arcangelo |
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L’editto di Costatino Il 13 Giugno 313, l’imperatore Costatino con
un famoso editto, riconobbe il cristianesimo come libera religione e pose fine a
secoli di persecuzioni che aveva costretto i cristiani alle catacombe e al
nascondimento. Il mondo cristiano fu pervaso da un’ondata di grande entusiasmo,
che portò come prima cosa ad edificare chiese come casa di Dio e centro della
comunità cristiana. Sorsero così splendide basiliche nelle grandi città
dell’impero romano, come piccole e modeste chiese dovunque: nei colli, nelle
vallate, nelle grandi pianure…
La chiesa paleocristiana
Nei secoli IV-V gli abitanti di questa zona si erano convertiti al
cristianesimo, come del resto era avvenuto un po’ in tutta l’Italia, e
trasformarono questo piccolo tempio di Bacco che non serviva
più, un una chiesetta cristiana. Vi sono due prove molto attendibili:
1) Il Dio Bacco veniva chiamato dalla gente di
campagna col nome di Succhio, dal latino sucus che significa bevanda,
vino, quindi Dio del vino, e anche il tempio veniva indicato con lo stesso nome:
Succhio. Nel ricordo di questo nome, anche la chiesa che sarà costruita su di
esso, verrà chiamata in tutti i documenti fino ad oltre il 1300, S. Michele
Arcangelo al Succhio, o più brevemente S. Angelo al Succhio, ed in alcuni
documenti è indicata solo col nome di Succhio. Così nello statuto
di Cortona dell’anno 1325, nel capitolo XVII
si legge che il comune distribuiva annualmente “lire 45 per candele da accendere
all’elevazione dell’ostia tra sedici chiese urbane ed alle rurali di Fieri,
Targia, Succhio, Santa Lucia a Loreto e Marignano”. La chiesa nominata
semplicemente col nome “Succhio” era S.Angelo al Succhio cioè questa
chiesa, che così veniva chiamata perché appunto edificata su di un
tempio pagano dedicata al Dio Bacco-Succhio.
2) Nel 1960 le Belle Arti di Arezzo, quasi
al centro della chiesa attuale, dove ora c’è una grata, fecero fare degli scavi
per vedere che cosa nascondeva il pavimento. Trovarono un ampio vano sorretto da
archi di mattoni, adibito a cimitero: nel medioevo, era usanza seppellire i
defunti sotto il pavimento delle chiese. Ma come cosa più importante, trovarono
13 reperti in pietra lavorati con diversi simboli e fregi, che
certamente erano di provenienza di questa chiesa paleocristiana del IV-V secolo.
Vi sono riprodotti simboli della liturgia paleocristiana e romana: tracci di
vite e grappoli d’uva, cerchi, quadrilateri, serti di rami a corolla con
sovraimpresso un reticolo di x continui. In più prelevarono altre tre lastre
trovate fra le tombe, che recavano anch’essi dei simboli. Il tutto è visibile in
fondo alla chiesa: essi sono attaccati alle pareti vicino al portone d’ingresso.
Lo studioso M. Fatucchi nella sua opera “Scultura altomedioevale dell’antica
diocesi d’Arezzo”, cita per il Cortonese come di epoca romana, una trentina di
pezzi della chiesa di S. Vincenzo, vecchio duomo di Cortona, ora non più
esistente, 13 pezzi della chiesa di S. Michele Arcangelo a Metelliano,
6 frammenti dell’Abbazia di Farneta, ed uno di S.
Martino a Bocena. I 13 pezzi citati dal predetto autore sono quelli in
fondo alla chiesa: sono povere cose, ma pur sempre capaci di trasmettere un
messaggio di storia e cultura. Molto probabilmente appartiene a quella prima
chiesa, anche la semplice e bella acquasantiera consunta dal tempo, posta
all’ingresso. Come sarà stata questa chiesetta costruita sul tempio pagano?
E’ difficile poterlo immaginare. Non era grande, forse neppure ricca, ma certo
resa bella presso il Signore dalla fede ardente di quelle primitive comunità
cristiane.
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